“Heavy Rain” | Scozia, aprile 2013
Quel giorno mi svegliai di buon ora. Era ancora buio e si respirava l’aria del mare, fresca e ventosa. Parcheggiai l’auto all’inizio della spiaggia, sicuro che a quell’ora non avrebbe dato fastidio a nessuno. Mi misi in cammino verso est, in direzione del mare. La sabbia era di color crema e ad ogni passo sembrava quasi di rimbalzare. Era ancora umida dalla notte appena trascorsa, quindi ci impiegai molto meno tempo del previsto per raggiungere la mia destinazione.
Era la mattina del 16 aprile 2013 e mi trovato sulla costa nord-orientale dell’Inghilterra, precisamente nella regione del Norhtumberland, l’ultimo lembo di terra inglese ai confini con la Scozia. Vi giunsi il giorno precedente, dopo aver trascorso 4 giorni proprio nel cuore scozzese. Furono giorni di piogge intense, acquazzoni e forti venti. Decisi quindi di migrare temporaneamente verso sud per ammirare l’alba sulle rovine del castello di Dunstanburgh.
Quella mattina, in effetti, l’alba mi regalò fantastici colori rossi e rosati, tinte pastello che conferivano al paesaggio l’aspetto di un dipinto seicentesco. Terminata la sessione fotografica rientrai velocemente all’auto e, tornato all’alloggio, feci un’abbondante colazione.
Quel giorno la giornata era semplicemente magnifica. Un bel sole tiepido brillava sopra i prati del Northumberland, la primavera si stava riappropriando delle terre. Salutai e ringraziai i gestori del B&B, molto cordiali e ospitali. Erano circa le 10 quando mi rimisi alla guida. Impostai la destinazione sul navigatore che mi diede una risposta interessante: 530 km. La meta non poteva che essere la famosa Isola di Skye, ancora una volta in terra scozzese. Sapevo bene che una volta lì sarebbe stato come fotografare Piazza San Marco e che avrei portato a casa immagini uguali, se non peggiori, di mille altre. Ma volevo poter ammirare con i miei occhi quei paesaggi.
Guidai sotto il sole primaverile fino a Edimburgo dove, in men che non si dica, mi accolse un simpatico acquazzone. Feci rifornimento e ripartii, speranzoso che Skye mi avrebbe riservato un destino diverso. Passata la capitale della Scozia, abbandonai l’autostrada, inoltrandomi per le fantastiche strade scozzesi. Niente di buono in radio, ero soltanto io accompagnato dal costante rumore della pioggia sul parabrezza. Il paesaggio cambiava a vista d’occhio man mano che procedevo verso nord. Dapprima verdeggiante e boscoso, il panorama diventava sempre più rado e spoglio. Anche i colori cambiavano, passando dal verde dell’erba del sud al giallo arancio dei prati e delle brughiere più a settentrione. Passai nuovamente per Glencoe, dove la pioggia era talmente forte che faticavo a vedere l’auto immediatamente di fronte e il suono dell’acqua irrompeva nell’abitacolo quasi da non farmi udire i miei stessi pensieri. Inoltre fortissime raffiche di vento facevano barcollare pericolosamente la macchina, rendendo molto difficile la guida. Capii presto a mie spese che quelle condizioni erano quasi una costante durante quel periodo dell’anno. “Heavy rain”, la chiamano.
Dopo Glencoe il percorso attraversava il paese di Fort William al cospetto del Ben Nevis, la montagna più alta della Gran Bretagna, ovviamente coperto da nubi e neve. A Invergarry svoltai a sinistra, costeggiando il lago Loch Garry. La strada prese a salire e la pioggia si fece più rada fino a quasi smettere del tutto. In lontananza si potevano vedere spaventosi scrosci d’acqua, intervallati da schiarite tanto chiare che a tratti filtrava qualche raggio di luce.
Scattai questa fotografia proprio in questo frangente, durante una pausa nella quale riuscii anche ad uscire dall’auto senza bagnarmi da testa a piedi.
Erano quasi le 17 e mancavano ancora un centinaio di km alla destinazione.
Quella sera Skye mi accolse con due arcobaleni e un fantastico tramonto ripreso dalla Baia di Talisker. Ma questa è un’altra storia!