[POST DI ARCHIVIO – ANNO 2010]
Recentemente mi è stato segnalato che un hotel in Trentino ha usato una mia foto delle Pale di San Martino per il suo sito web, ovviamente non chiedendomi il diritto ad utilizzarla e tanto meno segnalando il nome dell’autore nei crediti. Chiaramente dalla foto è stata più o meno abilmente tolta la firma e ritagliata per adattarla alle caratteristiche del sito. A quanto pare questo hotel ha usufruito altre volte della libertà concessa da internet, nello specifico da Flickr, per pubblicizzare i suoi servizi sfoggiando fotografie non di sua proprietà.
Già, nell’era digitale va da così a peggio: con la scusa che le immagini sono liberamente accessibili da tutti – basta infatti un semplice screen-shot per avere una foto vista sul web – le persone si sentono in “diritto di non rispettare il diritto” degli altri. Ma è così un po’ in tutti gli aspetti della rete: dai social network, ai forum, passando per i blog e le pagine web personali. La parola d’ordine, oggi, è condividere: pare che se una cosa viene pubblicata su internet essa non è soltanto di dominio pubblico ma anche di appartenenza pubblica. Una foto, una canzone, un manoscritto, un software, un logo, un’immagine grafica, eccetera: insomma, qualsiasi forma d’arte e creativa in generale una volta presente sul web è come fosse di tutti. E quindi via a scaricare foto, canzoni, libri. Certo, la violazione del diritto d’autore è un argomento trito e ritrito, sul quale esistono libri, articoli su giornali, su blog eccetera, quindi non mi metto a fare una discussione su questo.
Ad esempio, qualche settimana fa mi ha contattato un’agenzia editoriale chiedendomi una fotografia ad alta risoluzione da inserire in una guida per la provincia di Venezia. Ovviamente gliel’avrei mandata “a gratis”, senza cioè percepire nessuna somma di denaro, ma “accontentandomi” di veder scritto il mio nome e cognome sulla foto. Sicuramente questo è molto meglio di niente, visto e considerato che la foto poi verrà stampata. Ma ci sono anche i siti web: privati che ti contattano per una (o una serie di) foto da poter inserire nel loro sito. Fin che si tratta di persone che richiedono l’uso della foto come “esempio” da inserire in un blog, o da usare a mo’ di “documento” – vedi anche l’Agenda CAI 2011 – non è un problema concedergliele. Lo diventa, invece, qualora il sito web sia destinato a promuovere l’attività del privato: agenzie turistiche, tour operator e tutte quelle aziende che ricaverebbero profitti anche usando le mie foto. Ora, spiegatemi perché io dovrei dare delle mie foto a gratis per permettere ad altri di fare i soldi? Questi soggetti probabilmente risponderebbero: “ma noi usiamo le tue foto solo come vetrina, non abbiamo degli utili perché vendiamo una tua foto”. Sì, certo. Ma lo capiamo tutti qual è il vero punto della questione. Il fatto è che, con l’avvento di internet, creare siti web a costo zero a scopi promozionali e/o pubblicitari alletta tutti quanti. E farlo scavalcando il lavoro (e in alcuni casi anche il diritto) di chi quelle foto le fa, non costituisce motivo di preoccupazione – tanto vale la regola del condividere.
Parliamo per un momento della fotografia paesaggistica: dietro ad una foto in un qualche modo riuscita, ci sta un bel po’ di “lavoro”. Ad esempio, prendiamo questa fotografia:
Si tratta, come ben sapete, del Lago delle Baste ripreso a Mondeval verso fine agosto. Lo spettatore osserva la foto che in ognuno, poi, suscita emozioni diverse. Lo spettatore però non vede – e qui sta il punto – il retroscena della fotografia in questione. Nel caso in esame, questa foto è il frutto di:
Queste sono solo alcune delle cose che mi sono venute in mente. In altri casi ci sono bel altri aspetti da tenere in considerazione – ammetto che in questo esempio sono stato piuttosto fortunato. Il fatto è che qualcuno di esterno al mondo della fotografia paesaggistica che osserva una foto del genere sicuramente non sta a pensare a tutte queste cose. E poi, ogni fotografia ha un costo materiale, in questo caso dato da: autostrada, pedaggi e benzina, costo della notte in campeggio, albergo o rifugio, costo dell’attrezzatura fotografica, costo dell’attrezzatura da montagna. Con questo ragionamento dovremmo, in teoria, anche mettere in conto il costo di tutte le uscite precedenti che hanno contribuito ad acquisire l’esperienza necessaria per questa determinata foto; e ancora dovremmo includere anche i costi di eventuali corsi, workshop, libri e manuali.
E’ quindi chiaro che concedere l’uso (e magari anche il diritto) di una fotografia di questo tipo – ma lo stesso discorso vale per altre fotografie meno “impegnative” – gratuitamente sarebbe come aver buttato via tempo e denaro. Mi rivolgo a tutti coloro che desiderano utilizzare le fotografie delle persone per i loro scopi, soprattutto poi traendone un guadagno: sareste disposti voi a lavorare, spendere tempo e soldi per nulla?
La crisi c’è per tutti, se questa deve essere sempre la stessa risposta.