È essenziale mettere per iscritto quello che è successo nella notte tra il 10 e l’11 maggio 2024. È fondamentale farlo perché è accaduto un evento senza (troppi) precedenti.
Durante la notte tra il 10 e l’11 maggio 2024 le luci dell’aurora boreale, tipiche del Grande Nord, sono scese fino alle basse latitudini. Si sono viste da nord a sud dell’Italia, ma anche in Spagna, Francia, Germania, Slovenia e nel resto d’Europa. È stato un evento epocale, sicuramente non sarà l’ultimo, ma io non ricordo sia mai successo.
La responsabile di tanta bellezza è la nostra amata stella. Il Sole si sta avvicinando al picco dell’attività solare che è previsto per il 2025. Ciclicamente, infatti, il Sole attraversa periodi in cui è in relativa quiete ed altri caratterizzati da un’intensa attività solare. I cicli hanno un periodo di undecennale, il che significa che ogni picco si attività è separato dal precedente da undici anni. Attualmente il Sole si trova nel ciclo 25, numero che ha avuto inizio nel 1750 circa, ovvero da quando l’umanità ha iniziato a monitorare la nostra stella.
Attività solare fa rima con macchie solari. Queste sono zone, a volte molto grandi, che si formano sulla superficie del Sole, la fotosfera, e sono caratterizzate da valori di temperatura molto più bassi rispetto alle aree circostanti. Infatti la temperatura delle macchie solari è di soli (si fa per dire) 4000 K, corrispondenti a circa 3727 °C, mentre quella media della superficie solare è di circa 6000 K (circa 5727 °C). Queste regioni, inoltre, mostrano una forte attività magnetica
Si ritiene che queste macchie si originano da moti convettivi del plasma all’interno del Sole. La nostra stella, infatti, non ruota uniformemente come una sfera rigida ma mostra una rotazione differenziale a seconda della zona. Tale movimento provoca una sorta di “arrotolamento” del campo magnetico in alcune regioni. L’effetto è che, se il campo magnetico emerge fino alla fotosfera, viene ridotto il flusso di plasma che dall’interno del Sole è diretto verso la superficie per mezzo dei moti convettivi. Ciò causa un abbassamento della temperatura e un orientamento molto localizzato del campo magnetico.
Se i campi magnetici delle macchie solari presenti sulla fotosfera vengono stressati ulteriormente avviene il fenomeno della riconnessione magnetica. Il campo magnetico si riallinea in una configurazione meno tesa e durante questo processo viene liberata, quasi improvvisamente, una grande quantità di energia elettromagnetica sotto la forma del cosiddetto flare, o brillamento, solare seguito da un’accelerazione esplosiva del plasma attraverso la corona solare. Questo evento, detto espulsione di massa coronale o CME (dall’inglese coronal mass ejection), può viaggiare nello spazio a velocità superiori a quelle del classico vento solare. La conseguenza è che si viene a creare un’onda d’urto che può accelerare di molto il plasma.
Quando il flusso di plasma, composto da protoni ed elettroni ad alta energia, arriva nei pressi del nostro pianeta, interagisce con gli atomi dell’atmosfera terrestre eccitandoli. Quando un atomo viene eccitato significa che i suoi elettroni passano a uno stato energetico superiore, ovvero effettuano un “salto” quantico verso uno stato ad energia maggiore. Tale configurazione elettronica, però, non è stabile e la tendenza dell’atomo è quella di tornare al suo stato di equilibrio a energia inferiore. L’elettrone, quindi, effettua un altro salto, ma sta volta verso lo stato a energia più bassa. Durante tale transizione viene emesso un fotone la cui energia, ovvero frequenza luminosa, dipende dall’energia originaria dell’elettrone e dall’atomo coinvolto.
Nel caso del fenomeno aurorale, quindi, il colore che vediamo dipende dal gas atmosferico che viene eccitato dal flusso di plasma proveniente dal Sole e che, tornando allo stato di equilibrio, emette radiazione luminosa. Nel caso dell’ossigeno atomico, presente negli strati più alti, i fotoni emessi durante la transizione degli elettroni hanno una lunghezza d’onda corrispondente al rosso. Man mano che si scende di quota, l’ossigeno atomico viene sostituito con quello molecolare, ovvero quello che respiriamo, e questo gas provoca un’emissione di luce verde. L’azoto poi, presente in grandi quantità nell’atmosfera terrestre, è responsabile della luce di colore blu. Ecco come nascono i misteriosi e spettacolari colori dell’aurora boreale.
Ma c’è anche un altro modo perché il cielo notturno assuma un colore diverso dal nero. E’ infatti il caso del fenomeno degli archi aurorali rossi stabili, detti SAR (acronimo dell’inglese Stable Auroral Red arc). Questo fenomeno, che è fisicamente diverso da quello dell’aurora, è dovuto dall’interazione del vento solare con il campo magnetico terrestre. Si tratta di un trasferimento di energia dal vento solare al campo magnetico terrestre e durante tale evento vengono emessi dei fotoni con lunghezza d’onda nel rosso. I SAR sono comunque eventi piuttosto rari che avvengono solo in corrispondenza di forti tempeste geomagnetiche.
Durante la notte tra il 10 e l’11 maggio 2024 si sono manifestati entrambi gli effetti, ovvero sia l’aurora, che in Italia è stata vista dalle zone più settentrionali, sia i SAR, immortalati negli scatti di chi abita nelle regioni del centro-sud. Tale situazione si è verificata in seguito a una serie di espulsioni di massa coronale dalla superficie del Sole, in particolare dalla macchia solare denotata con AR 3664, iniziate l’8 maggio 2024. I brillamenti provocati da queste CME si sono susseguiti in sequenza ed è stata questa la causa scatenante di quanto successo. Infatti, se presi singolarmente, le CME non avevano potenze incredibilmente alte. Quelle dell’8 maggio erano del tutto entro i valori a cui siamo abituati. La cosa interessante è che i brillamenti successivi erano più veloci dei primi. Questo ha fatto sì che l’effetto delle CME si è sommato, sia in potenza sia in velocità, producendo di fatto un’unica e violentissima CME. In gergo questo fenomeno viene definito “CME cannibale”.
Quando in Italia erano le 00.58 dell’11 maggio 2024, il NOAA, l’agenzia americana per l’atmosfera e gli oceani, ha dichiarato che la tempesta geomagnetica aveva raggiunto il valore G5, ossia estremo. E’ il grado più alto possibile. Questo corrisponde a un valore record pari a 9 dell’indice kp! Questo parametro, detto indice k-planetario, misura il disturbo geomagnetico sul nostro pianeta e viene ricavato dalle osservazioni dei magnetometri disposti su tutta la Terra. Per capire quanto il valore di 9 sia così alto, basti pensare che durante una normale aurora boreale che si osserva abitualmente nell’artico, l’indice kp è attorno a 4 o 5.
Si intuisce dunque che siamo stati partecipi di un evento storico che non capita certo tutti i giorni! La notte tra il 10 e l’11 maggio 2024 la potente CME cannibale ha provocato la peggiore tempesta geomagnetica degli ultimi vent’anni, rompendo ogni record. L’effetto è che l’aurora boreale è scesa fino alle basse latitudini, posizionando l’anello aurorale, ovvero la parte più bassa dell’aurora, sopra la Germania centrale. In Italia abbiamo quindi potuto ammirare la parte sommitale dell’aurora che, come abbiamo visto, è caratterizzata da un colore rossastro tendente al magenta. Nelle regioni del nord Italia, però, si è anche potuto vedere qualche pennellata di verde che solitamente caratterizza gli strati più bassi dell’atmosfera, causata proprio dall’enorme potenza della tempesta solare.
Personalmente, seguendo diverse pagine social scientifiche e i vari siti specializzati, sapevo che era in corso una grande tempesta solare. Ma in questo periodo il Sole sta aumentando la sua attività per raggiungere il massimo nel 2025, quindi, in un primo momento, non ho dato molta importanza ai dati che arrivavano. È normale, pensavo. Le cose però sono cambiate alle 19.20 ora italiana quando, tramite un’app sul telefono, mi è arrivato l’alert diramato dal NOAA che avvisava di una imminente e forte tempesta geomagnetica. Era la prima volta che succedeva. In tutti gli eventi di CME abbastanza forte da far salire l’indice kp oltre il 6, mi arriva solo una notifica dell’applicazione, ma questa volta era diverso.
Ho quindi iniziato a monitorare le varie webcam in giro per il Veneto ma era ancora troppo presto e, soprattutto, troppo chiaro. Le stime fatte dai vari siti specializzati davano il picco dell’intensità aurorale nella fascia oraria 22.30-1.00. Grazie all’elevata qualità di alcune webcam posizionate in luoghi al riparo dall’inquinamento luminoso della pianura, si sono potuti vedere i primi bagliori aurorali attorno alle 21.50 del 10 maggio 2024. Di seguito una sequenza di alcuni momenti catturati dalla webcam posta nei pressi di Casera Le Rotte sul Pian Cansiglio, attorno ai 1000 metri di quota.
Webcam Pian Cansiglio – Casera Le Rotte – ore 21.55 – si intravede un bagliore a nord – www.meteoravanel.it
Webcam Pian Cansiglio – Casera Le Rotte – ore 22.09 – il cielo si colora di rosa e magenta – www.meteoravanel.it
Webcam Pian Cansiglio – Casera Le Rotte – ore 22.28 – luci aurorali pazzesche – www.meteoravanel.it
Ero comodamente seduto sul divano di casa a guardare le foto dalle webcam con mia moglie ma le immagini che vedevo erano troppo forti per non provarci. Così, dopo qualche incertezza, verso le 22.45 ho preso l’auto e mi sono diretto verso un luogo vicino alla laguna, nei pressi dell’aeroporto di Venezia (sembra strano, ma è il posto più vicino senza troppo inquinamento luminoso). Arrivato sul posto ho subito scattato una foto con il telefono cellulare per capire com’era la situazione, visto che a occhio nudo non si vedeva nulla. In effetti il sensore dello smartphone ha catturato un leggero bagliore violaceo verso nord. Quindi non ho perso troppo tempo e ho montato la reflex su cavalletto e scattato subito qualche foto. Il bagliore c’era ancora ma si era notevolmente affievolito. Ho fatto qualche scatto e, anche se non era una situazione drammaticamente spettacolare, ero comunque contento di aver immortalato un evento simile.
Dopo una mezz’ora, però, il cielo non mostrava più tracce di quella luce magenta. Ho quindi preferito spostarmi per trovare un posto più buio e con la visuale verso nord ancora più libera. Ripresa l’auto ho percorso poco meno di una decina di chilometri fino a raggiungere un punto nel bel mezzo del nulla. Solo campi a perdita d’occhio ma con una vista completamente libera. Dopo aver piazzato nuovamente l’attrezzatura e fatto qualche scatto di prova, lo sconforto ha iniziato a prevalere. Dell’aurora non c’era più traccia. Nessun bagliore, nessuna luce, niente di niente. Sembrava una normalissima serata di maggio. Anche le webcam sulle Dolomiti non mostravano nulla di speciale e quella sul Pian Cansiglio era ritornata nella quasi totale oscurità.
Ho atteso più di un’ora, durante la quale scattavo fotografie di prova nelle varie direzioni con diverse impostazioni, controllavo tutte le webcam e i siti specializzati. Niente di niente. Così, lievemente sconfortato, ho impacchettato tutto e ho preso la direzione di casa. Non ero totalmente insoddisfatto: un piccolo bagliore l’avevo catturato e quello mi bastava. Però, accidenti, un po’ di amaro in bocca ce l’avevo! Ma ormai era tardi, mezzanotte circa, ed era meglio tornare a casa.
Tuttavia mentre ero nei pressi del casinò di Ca’ Noghera, ho dato un’ultima sbirciata alla webcam del Cansiglio. Sarà stata suggestione, non lo so, ma mi sembrava di intravvedere uno sfocato bagliore. Beh, un tentativo potevo farlo. Mi sono quindi infilato in una laterale, dove sapevo che la visuale a nord era libera e che, fortunatamente, non mostrava segni di luci artificiali. Anzi, era addirittura più buio di tutti gli altri posti. Sta volta non ho nemmeno perso tempo nel fare una foto con il telefono e ho montato direttamente la macchina su treppiede.
Click.
Quello che è apparso sullo schermo non mi sembrava vero. Uno splendido arco aurorale di colore magenta/rosso era appena apparso in cielo. Ecco come appariva nella prima fotografia, scattata alle 00.13:
Canon 5Ds R | EF 16-35mm f/4L IS @16mm | f/5.6 | 4 sec | ISO 3200 | ore 00.13 del 11 maggio 2024
Inizialmente ad occhio nudo faticavo a distinguerla ma poi, con l’abitudine al buio, ho iniziato a vederla. Eccola infine: l’aurora boreale sopra le campagne di Mestre!
Lo spettacolo era del tutto simile a quanto avevo assistito durante le notti islandesi nel 2018, tranne che per due cose: il colore dell’aurora e la temperatura dell’aria. Mentre in Islanda le luci danzanti in cielo erano chiaramente di un verde intenso e la temperatura era gelida (fine ottobre), in questo caso si percepiva chiaramente il bagliore rosso/magenta con temporanee e sfuggenti pennellate di verde tenue e la tiepida aria primaverile mi cullava dolcemente.
Sembravano pilastri di luce che si ergevano dall’orizzonte e arrivavano fino allo zenit. Pennellate di luce cangianti, di forma, intensità e colore, che danzavano nel cielo notturno di casa nostra. La situazione era surreale, non stava succedendo davvero, mi dicevo. E invece succedeva, eccome. E la macchina fotografica non mentiva.
Sono rimasto a scattare fotografie per più di un’ora. In questo frangente ho pure cercato di riprendere la danza delle luci del Nord tramite un timelapse. Sfortunatamente, nella posizione in cui mi trovavo, di tanto in tanto passava qualche auto che con i fari abbagliava me e creava effetti poco piacevoli alle foto. Per cui ho dovuto necessariamente bloccare e ricominciare con le riprese. Ne è uscito un video un po’ “scattoso” ma comunque valevole per mostrare l’eccezionale situazione vissuta.
Attorno all’1.15 dell’11 maggio 2024, le luci dell’aurora si sono poco a poco affievolite. Terminato il timelapse ho nuovamente cercato se le webcam sui monti stessero catturando qualcosa. Ma nulla, dopo qualche minuto, tutto è ripiombato nella normalissima oscurità di una tranquilla notte di inizio maggio. Non mi è restato altro da fare che spegnere la macchina fotografica, riporre l’attrezzatura e tornare a casa. Certo, sta volta, di aver assistito a un evento unico e raro. Ma che, incrociando le dita, potrebbe ripetersi.