PLAYA DEL RISCO, LANZAROTE – 01.09.2015
Ho visto per la prima volta la Playa del Risco in fotografia, mentre esploravo virtualmente l’isola di Lanzarote alla ricerca di qualche luogo dove poter fotografare l’oceano e le sue meraviglie. Ed è stato quasi amore a prima vista, pur non essendoci ancora stato di persona. Mi informai su come raggiungere la baia, dal momento che non vi sono strade percorribili in auto. Essenzialmente esistono due modi per arrivarci: via mare con una barca e via terra tramite un sentiero a zig-zag sulle alte scogliere del Risco. Ovviamente la mia scelta è ricaduta sulla seconda opzione.
La Playa del Risco vista dai pressi del Mirador del Rio con l’Isola de la Graciosa in secondo piano.
Il percorso non presenta alcuna difficoltà, ad eccezione del fatto che per arrivare al mare è necessario percorrere circa quattrocento metri di dislivello in discesa e, di conseguenza, in salita durante il ritorno.
Il sentiero è molto largo e ben segnato, e nei punti di maggiore pendenza sono stati messi dei gradini in legno e pietra per facilitare il transito. Infatti questo percorso è utilizzato da molte persone del luogo che scendono in riva al mare con i borsoni e le attrezzature da spiaggia. La discesa necessita di circa 45 minuti, andando piano e ammirando il panorama dall’alto che senz’altro vale la pena. Il mare color turchese, in tutte le sue varianti, sembra quasi disegnato. La sabbia chiara contrasta splendidamente con il blu dell’oceano. La spiaggia è poi costellata di dune con cespugli verdi sulla sommità e, sullo sfondo in lontananza, si può ammirare la piccola isola de La Graciosa con i suoi vulcani.
Spiaggia, mare e sullo fondo i vulcani del Parque Natural Archipiélago Chinijo sull’isola de La Graciosa.
Giunti alla base della scogliera, vi è da percorrere qualche centinaio di metri in piano tra gli arbusti e la sabbia prima di potersi bagnare i piedi nell’acqua limpida e azzurra. Al mio arrivo, circa le 18.30, una manciata di persone, tutte del luogo, stavano ultimando i preparativi per la partenza. Loro erano giunti lì in barca, ormeggiata poco più al largo.
Dettaglio della sabbia a Playa del Risco.
Trascorso qualche minuto, anche queste persone abbandonarono la baia e rimasi solo di fronte a tanta bellezza. Vagavo felice tra le dune e i cespugli, di tanto in tanto tornavo alla baia per verificare l’altezza della marea e mi maledissi per non essermi portato via un costume da bagno e, soprattutto, un asciugamano. Nonostante la stagione estiva, un vento a tratti teso soffiava dal mare verso le scogliere. Infatti il lato nord dell’isola è famoso per i forti venti e in effetti, poco distante, si trova Playa de Famara, luogo ideale e molto frequentato per il amanti del windsurf e, soprattutto, kitesurf.
La luce rossastra della sera si riflette sulle increspature del mare.
Passai così, quasi in contemplazione, le ore che precedettero il tramonto, cercando un buon punto da cui scattare quando fosse stata l’ora X. Come spesso succede quando si è in un luogo nuovo, e per di più molto bello, non trovai questo agognato “spot”, quindi mi limitai ad effettuare le riprese dove mi sembrava valesse più la pena. Ricordo ancora molto bene lo stato d’animo che provavo mentre mi trovavo lì, al cospetto delle alte scogliere del Risco, da una parte, davanti all’immenso Oceano Atlantico dall’altra. Mi sentivo quasi un privilegiato nel poter ammirare la discesa del Sole da quel posto speciale.
La luce del tramonto illumina le dune cosparse di verdi cespugli. Sullo sfondo, sempre La Graciosa.
Il tramonto, in realtà, non è stato nulla di epico. Il cielo completamente sgombro di nuvole è passato dalle tonalità dell’azzurro acceso al blu scuro, passando per tutto lo spettro dei colori caldi lì ad ovest, dove il Sole termina la sua corsa sul far della sera.
Le alte scogliere del Risco che poi, più avanti, si trasformano nelle scogliere di Famara.
L’ultimo raggio di luce della giornata illumina le chiare sabbie di Playa del Risco con la Montaña Amarilla sullo sfondo (La Graciosa).
Terminato il tramonto e dopo che l’ora blu aveva colorato tutto il paesaggio con le tipiche tonalità fredde, giunse il tempo del rientro. Munito dell’inseparabile torcia frontale, risalii lentamente la scogliera. Durante il tragitto di tanto in tanto mi voltavo per ammirare, nella semi oscurità, quel paradiso nascosto. Mi è pure sembrato di vedere due occhi che mi osservavano da in mezzo gli arbusti. Essi brillavano quando puntavo la torcia in direzione nord ovest. Arrivato a metà salita mi fermai qualche minuto a riprendere fiato e bere dell’acqua, mentre questi occhi misteriosi continuavano a fissarmi. Non saprò mai chi o che cosa mi stesse osservando. Ciò che so è che in momenti come questi, io mi sento un ospite nella Natura e perciò, con il massimo rispetto, cerco il più possibile di non lasciare traccia del mio passaggio.
Dopo il tramonto tutto si colora di blu e la sabbia assume tonalità rossastre. Sullo sfondo, si accendono le luci di La Caleta del Sebo, il paese più grande sull’Isola de La Graciosa
Cinquanta minuti dopo la partenza arrivai all’auto, grondante di sudore, con lo stomaco che brontolava a gran voce per la tanta fame e la gola arsa dalla sete e le labbra secche per la polvere sollevata dalla leggera brezza degli Alisei. Ma con in mente ancora la visione di quel paradiso in terra.
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